Agonia senza fine per il Cinema Kennedy

7 Febbraio 2021

Ma che fine ha fatto il Cinema Kennedy?
Fare i conti con il presente, una strada in salita. Più comodo, a volte, misurarsi con il passato, quando tutto si fa discesa, non di rado precipizio in cui lasciar rotolare in caduta libera i nostri ricordi più ingombranti. Tentativo di comodo, eppure non privo d’insidie. l’esercizio dell’oblio può coniugarsi in ogni tempo, ma non si sfugge quando, di colpo, la realtà fa irruzione nel presente. Può accadere in una tiepida giornata invernale, quale discreto invito a fare due passi oltre il centro storico.

In fondo, l’attraversamento degli spazi urbani, anche i meno frequentati, restituiscono sempre qualcosa al viandante. Il rapporto tra spazio, luce e costruito hanno puntualmente in serbo un angolo da raccontare, una sapida suggestione da riscoprire. Se poi si aggiunge la variante del tempo, il cammino si affolla immediatamente di immagini. Un intreccio spesso caotico tra conseguenze del passato, minacce del presente e promesse del futuro.

Un percorso caro ad antiche generazioni di materani conduceva ai Cappuccini nel periodo precedente alle festività pasquali. Cappuccini per via della presenza di due luoghi di culto quasi confinanti, uno rupestre più antico e uno meno antico, il convento dei frati Cappuccini completato tra il 1560 e il 1563.

Giunti al cospetto del manufatto monastico sede dalle molteplici vicissitudini nella sua storia di quasi cinque secoli, sulla sinistra parte una speciale macchina del tempo, si mette in moto all’ingresso di quello che era il cinema Kennedy. Luogo di ricordi indelebili, concerti con gli Area di Demetrio Stratos e il Banco del mutuo soccorso di Francesco Di Giacomo.

Nomi che forse ai più giovani non dicono niente, ma era anche il palco di tanti spettacoli teatrali e di appuntamenti con il grande schermo. Interessante soprattutto l’esperimento proposto nell’ultima fase della programmazione, quando si raggiungeva questa sala per recuperare i film di prima visione già proiettati in centro.

Di tutto questo ai Cappuccini si è persa ogni traccia, affogato ormai da anni in un mesto mix tra annunci e inconcludenti polemiche.

La sala, sull’onda dell’emozione che colpì l’italia a seguito dell’assassinio di John Kennedy, fu intitolata al giovane presidente Usa. Oggi, un senso di desolazione e abbandono coglie chiunque si avvicini al suo ingresso. L’oblio della memoria qui non aiuta. La reazione è invece quella suscitata da un amaro presente di degrado ambientale e miseria spirituale.

È impossibile non provare autentico dispiacere. E la mente corre alla platea scombinata del Cinema comunale, all’abominio che trasformerà in appartamenti l’ex Cinema Quinto, oggi Archivio di Stato sotto sfratto, ai tempi lunghi del recupero del Cine Teatro Duni. Mentre ai Cappuccini, Kennedy continua ad essere ammazzato da uno spietato presente che il cinema intitolato alla sua memoria non meritava.

La comunità dei materani non avrebbe mai immaginato che nel 2022 sarebbe stato necessario dare fiato e forte voce alle proprie migliori intenzioni per difendere biblioteche, archivi, teatri e cinema ridotti alle pezze o al silenzio completo come ai Cappuccini, dove Kennedy muore tutti i giorni nell’indifferenza di una tacita quanto fragorosa assenza.

Chissà quando finirà la nottata.image
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